top of page
Immagine del redattoreMadonna di Fatima

IV Domenica di Avvento – Anno B.


L’Annunciazione, del Beato Angelico – Museo Diocesano, Cortona

Vangelo


In quel tempo, 26 l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da Lei, disse: “RallegraTi, piena di grazia: il Signore è con te!” 29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30 L’Angelo Le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco, concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio Gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine”. 34 Allora Maria disse all’Angelo: “Come avverrà questo, poichè non conosco uomo?” 35 Le rispose l’Angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te e la potenza dell’Altissimo Ti coprirà con la sua ombra. Perciò Colui che nascerà sarà Santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio”. 38 Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per Me secondo la tua parola”. E l’Angelo si allontanò da Lei (Lc 1, 26-38).


La porta d’ingresso del Salvatore: Maria e la sua verginità


Per il suo straordinario amore alla verginità, Maria Santissima ha meritato di essere la Madre di Dio, mostrando per i secoli futuri quanto questa virtù sia feconda e conferisca forza e coraggio, al punto da plasmare eroi.


I – Ogni movimento tende al riposo


È insito nell’uomo, concepito nel peccato, soffrire stanchezza; il lato biologico della nostra natura facilmente si affatica. Dopo le nostre faccende quotidiane, siano lavori o studi, giunta la sera abbiamo una necessità vitale di riposare, a maggior ragione se ci svegliamo presto. Lo stesso Signore Gesù, esente dal peccato originale e da qualsiasi altra macchia, ha voluto assumere certi limiti della natura umana1 e Si stancava, come nell’episodio in cui Lo vediamo dormire nella barca (cfr. Mt 8, 24-27) o quando è seduto vicino al pozzo di Giacobbe (cfr. Gv 4, 6).


La fatica – questa realtà quotidiana – ci ricorda la considerazione di San Tommaso d’Aquino,2 fatta con tanta precisione e sapienza, che ogni movimento tende al riposo.


Quante volte osserviamo i giovani che si agitano con velocità ed energia, da una parte all’altra! Ma crescendo e maturando essi acquistano il desiderio della calma e della tranquillità. Lo spirito umano cerca la pace, in mezzo all’animazione in tensa a cui è sottoposto nel corso della vita. Così, tutti noi aspiriamo alla stabilità e alla quiete e, per questo, ci piace possedere una proprietà e in essa costruire una casa, nella quale poter abitare senza nessuna afflizione.


Piramidi d’Egitto

Con frequenza gli uomini hanno anche la preoccupazione di far perdurare la loro memoria, lasciando in questo mondo qualcosa di concreto che oltrepassi i tempi e si mantenga attraverso le generazioni. In tal senso, tra i popoli dell’Antichità si distinguono gli egizi: come la Provvidenza ha dato la teologia e la Religione vera ai giudei, la filosofia ai greci e il diritto ai romani, a quelli il Signore aveva concesso la scienza. La maggior prova delle conoscenze eccellenti che essi coltivavano e dell’impegno a prolungare la loro fama nel futuro sono le piramidi, le quali, potendole datare addirittura al 2500 a.C., sorprendono ancor oggi, continuando a essere un mistero il loro metodo di costruzione.


Nostro Signore non ha eretto edifici


Basilica di San Pietro, Vaticano

Nostro Signore Gesù Cristo, al contrario, non ha eretto edificio alcuno, neppure aveva una casa, come ha dichiarato: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9, 58). Tuttavia, Egli ha segnato la Storia e l’ha divisa in due parti!


Egli è l’Uomo-Dio, in cui esiste il criterio assoluto, il paradigma di tutto, anche di come perpetuare un’opera. Che cosa ha fatto Egli? Ci ha lasciato come lascito le sue parole – più tardi annotate da altri –, è vero, ma soprattutto ha chiamato discepoli, ha formato Apostoli e li ha trasformati in uomini uniti a Dio. Il monumento da Lui costruito non è materiale, ma è fatto per durare e attraversare i secoli, perché è fondato sulla sua Alleanza: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18).


Israele cerca la stabilità dopo lunghi e conturbati secoli


Questo anelito umano per una situazione sicura e stabile è esattamente quello che traspare nella prima lettura (II Sam 7, 1-5.8b-12.14a.16) di questa 4a Domenica di Avvento. Nel corso della loro conturbata storia, gli ebrei soffrirono sempre una tremenda instabilità: già ai loro primordi, a causa di una grande fame in tutta la terra, il patriarca Giacobbe scese con la famiglia in Egitto, dove suo figlio Giuseppe era amministratore (cfr. Gen 47, 1-6), e lì i suoi discendenti si moltiplicarono. Tuttavia, quando ascese al trono un faraone “che non aveva conosciuto Giuseppe” (Es 1, 8), li fece “lavorare trattandoli duramente” (Es 1, 13), poiché temeva che i figli di Israele, forti e numerosi, si unissero ai nemici dell’Egitto, e allo stesso tempo vedeva che essi costituivano una preziosa mano d’opera per il suo regno (cfr. Es 1, 10; 14, 5). Oppressi e ridotti alla schiavitù, vissero in terre egizie più di quattro secoli,3 finché, ad un certo momento, sorse Mosè, che per ordine divino li fece uscire dall’Egitto e attraversare il Mar Rosso a piedi asciutti, mentre le truppe del Faraone furono inghiottite dalle acque. A partire da quel momento, gli israeliti cominciarono a vagare per il deserto e in esso errarono per quaranta anni, senza arrivare alla loro meta, poiché si erano ribellati al Signore (cfr. Nm 14, 32-35). Chi segue la narrazione sacra utilizzando una mappa verifica, con costernazione, il percorso che essi fecero…


Traversata del Mar Rosso – Metropolitan Museum of Art, New York

Giunti finalmente alla Terra Promessa, innumerevoli furono le difficoltà e incertezze che dovettero affrontare, fino a che fu suscitato Davide, il secondo re di Israele. Davide sentiva il disegno di Dio su di sé e si sapeva ricompensato dalla sua generosità infinita.


Come il Signore gli aveva mandato a dire, lasciò il pascolo per essere capo del popolo eletto, come indicato nella prima lettura di oggi (cfr. II Sm 7, 8b). Anche lui era in cerca della tranquillità e, con l’aiuto divino, riuscì a liberarsi di tutti i nemici che lo circondavano e a stabilirsi nella sua casa. Ma essendo un uomo giusto, che manteneva la sua attenzione rivolta alle cose dell’alto, voleva per Dio più che per se stesso e, per questo, disse al profeta Natan: “Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’Arca di Dio sta sotto una tenda!” (II Sm 7, 2).


Infatti, non c’era una costruzione solida per accogliere l’Arca dell’Alleanza, e Davide desiderava edificare un Tempio – e non più una tenda, come quella che fino allora era servita per proteggerla –, per manifestare a Dio la sua gratitudine, ossia, restituire tutto quello che da Lui aveva ricevuto, dando stabilità a quella immagine di Dio che, dai tempi di Mosè, accompagnava costantemente il popolo.


L’Arca era così sacra che solo i sacerdoti potevano toccarla. Chiunque altro ponesse la mano su di essa sarebbe morto in quello stesso istante. Fu quello che successe quando Davide fece portare l’Arca da Baalà di Giuda alla sua città: i buoi che spingevano il carro dove essa era posta scivolarono e l’Arca stava per cadere per terra. Un uomo di nome Uzzà, per evitare che questo accadesse, vi si appoggiò per sostenerla, ma subito cadde morto, ferito dalla collera di Dio (cfr. II Sm 6, 1-7). L’Arca era un segno dell’Alleanza di Dio con Israele, una prova che il Signore avrebbe compiuto tutte le promesse; essa simbolizzava, insomma, la presenza di Dio tra gli uomini.


Una promessa che superava la generosità di Davide


Di fronte alla proposta di Davide, Natan gli consigliò di agire secondo quello che aveva in mente di fare (cfr. II Sm 7, 3); ma, quella notte, il Signore comunicò con il profeta, rivelando che Davide non avrebbe realizzato il suo proposito. Essendo Dio il padrone assoluto di tutto, può costruirSi da solo un tempio per la sua gloria, senza necessità alcuna del concorso delle creature. Tuttavia, vedendo il buon desiderio di Davide, gli avrebbe dato molto più che un tempio o un palazzo; Egli avrebbe fatto una casa molto speciale per Davide, confermando lasua regalità e promettendogli discendenza: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre” (II Sm 7, 12.14a.16).


A Davide, che voleva costruire un edificio materiale, Dio mostrava come la perennità di un’opera provenga dall’Alleanza fatta con Lui. Senza di essa, qualunque azione, anche se realizzata con intelligenza, perspicacia e ingegno umano, non attraversa i secoli. È necessario, però, non abbandonare mai questa Alleanza per nessun motivo, perché è considerata dalla Provvidenza con affetto e santa gelosia, come leggiamo nel Salmo Responsoriale del giorno: “Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele” (Sal 89, 29). Talmente forte era la relazione esistente tra Dio e Davide, che Lui, conoscendo tutto come presente, contemplava in Davide – come aveva già visto da tutta l’eternità – lo stesso Salvatore, nato dalla sua stirpe dopo numerose generazioni.


È proprio in questa casa privata e in questo discendente promesso a Davide che si centra il Vangelo dell’ultima Domenica di Avvento, in una Liturgia ricca di immagini preparatorie al Natale che si avvicina.


II – Maria, Casa di Dio e frutto dell’Alleanza


La casa eretta da Dio per la tranquillità di Davide è una Vergine, oriunda dal suo lignaggio, chiamata Maria. Lei è la Casa di Dio per eccellenza, Colei che porta la vera stabilità e la pienezza della pace. Lei è il premio dell’Alleanza che il Signore firmò con Davide, suo frutto più straordinario. Dopo di Lei verrà Colui la cui personalità non è umana, ma divina, Colui che è allo stesso tempo creatura e Creatore, Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Maria Santissima.


Il frammento di San Luca che analizzeremo a seguire è conosciutissimo.4 Ma il Vangelo, le cui frasi succinte – o meraviglia! – sempre presentano aspetti nuovi, assomiglia a un caleidoscopio che, sebbene abbia poche pietruzze al suo interno, quando è girato numerose volte non forma mai una figura identica alle precedenti.


Un Dio Incarnato chiedeva un orizzonte all’altezza


In quel tempo, 26 l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una Vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La Vergine si chiamava Maria.


Nazaret era una cittadina minuscola, situata in una piccola depressione, in mezzo alle maestose montagne della Galilea. Le sue case, costruite non nel fondo della valle, ma arroccate sulle rupi, alle pendici del Monte Neby-Sain, davano al paesaggio un tocco grazioso e magico. Questo monte, il più alto di tutti quelli che circondano la città, ha la peculiarità di possedere una vista meravigliosa. “È sicuramente” – commenta Fillion – “uno dei più belli ed emozionanti [panorami] che si possano godere in Palestina. […] Da tutte le parti, vaste estensioni, terrestri, aeree e marittime, attirano la nostra attenzione; da tutte le valli, montagne, città o villaggi, il mare e la sua immensità. […] Che spettacolo! Quante volte Nostro Signore, durante la sua adolescenza e giovinezza, non avrà pregato su questo altare sublime e avrà rivolto il suo sguardo al mare”!5


Vediamo in questo particolare come la Provvidenza, scegliendo un villaggio senza importanza, ha voluto sottolineare la povertà e il basso profilo in cui il Dio Incarnato – Colui che è l’Umiltà in essenza – ha preferito vivere per un lungo periodo, distante dalla visibilità umana. Per realizzare tale disegno, Egli avrebbe potuto optare per una regione bassa e profonda; ma ha preferito abitare in un luogo elevato, con un panorama ampio, perché la sua natura divina esigeva che la natura umana assunta avesse un orizzonte più confacente all’altezza di Lui, Dio!


Maria ebbe la maggior pienezza di grazia possibile


28 Entrando da Lei, disse: “RallegraTi, o piena di grazia, il Signore è con te!”


L’espressione “Entrando da Lei” è un segno che Maria era ritirata nella sua casa, e certamente pregava. Che cosa ha detto l’Angelo? “RallegraTi, o piena di grazia, il Signore è con te!”. È presumibile che la frase non sia stata esattamente questa, ma anzi sia stata molto più estesa; tuttavia, soffermiamo la nostra attenzione alle parole “piena di grazia”. Tenendo conto di quanto nell’ordine della grazia tutto avvenga in modo molto differente di quanto succede nell’ordine degli uomini, dobbiamo considerare che Maria Santissima ha ricevuto, fin dal suo concepimento, il massimo della grazia che a una creatura umana è dato avere. E che eccellenza era questa! Se sommassimo tutta la grazia degli Angeli e dei Beati che esistettero ed esisteranno fino alla fine del mondo, già nel suo grado compiuto, non raggiungerebbe la sovrabbondanza iniziale della Madonna. Inoltre, bisogna ricordare che, a partire dal momento della sua creazione, Ella possedeva la scienza infusa, e tutta la pietà, tutte le virtù e tutti i doni dello Spirito Santo, in modo che il suo primo atto di volontà è stato di amore a Dio. Nella misura in cui Ella progrediva, anche questa carità cresceva: ad ogni secondo il suo amore era perfettissimo, completo, e Lei arrivava alla massima somiglianza possibile con Dio; e nel secondo seguente Lei avanzava ancora, avendo sempre in Sé la pienezza della grazia che avrebbe potuto contenere in quell’istante.


Come e perché, allora, la Santissima Vergine terminò il corso di questa vita, visto che, concepita senza peccato originale, Ella non soffrì malattia alcuna e, di conseguenza, non ebbe nessuna causa mortis? La Madonna fu spinta ad abbandonare la Terra perché era tale la quantità di grazia versata nella sua anima, che si potrebbe dire che Lei ne avesse esaurito tutta la capacità di ricevere… In Lei non ci stava più grazia.


Il profondo significato di un breve saluto


29 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo.


Dalla narrazione dell’Evangelista si vede che Maria non fu turbata dalla presenza dell’angelico visitatore, tanto più che Lei Si trovava in stato di preghiera. Per tale motivo, vari autori6 concordano nell’affermare che Maria aveva familiarità con questi esseri celesti, per questo non Si scompose affatto; Si turbò appena, udendo le sue parole. Essendo l’Angelo un ambasciatore di Dio, comprendeva che il saluto era trasmesso dal Signore. Forse aveva già visto Gabriele, poiché questi non si presentò, come avvenne nell’apparizione a Zaccaria (cfr. Lc 1, 19).


In virtù della sua predestinazione come Madre del Creatore, è evidente che corrisponde alla Madonna anche il titolo di Madre di tutta la creazione e, in quanto tale, Lei era in relazione con l’ordine dell’universo e con lo svolgimento della Storia, per cui Lei conosceva la Scrittura perfettissimamente e aveva una chiara nozione degli avvenimenti e delle profezie, dalla caduta degli angeli in Cielo e dall’espulsione di Adamo ed Eva dal Paradiso. Lei sapeva dell’imminenza dell’avvento del Messia promesso.


È molto probabile che Lei stesse pensando al Messia, come sostiene San Giovanni Eudes: “Il Verbo increato e Incarnato è il Figlio e il frutto del Cuore di Maria, prima di essere il frutto del suo seno. […] Questo Verbo adorabile vuole che la sua Santa Madre Lo produca con una generazione spirituale, prima di produrLo con una generazione corporale; […] affinché la sua generazione temporale abbia una maggior relazione e conformità con la sua generazione eterna; affinché la sua Beata Madre possegga una maggior somiglianza col suo Padre Divino; affinché il Cuore della Madre sia un’immagine viva e un eco santissima del Cuore del Padre”.7 Così, Maria Si estasiava elaborando l’immagine di Nostro Signore, al punto da figurarsi come sarebbero stati i suoi gesti, il portamento, la mentalità, la voce, come Egli avrebbe fatto il bene; Lei ignorava soltanto chi sarebbe stata sua Madre e la cercava all’orizzonte, cercando di farsi un’idea delle sue caratteristiche.


Ora, il turbamento di Maria mostra come il suo spirito fosse profondo e come Lei abbia pensato non solo al senso immediato di quello che Le era stato detto, ma al significato delle parole e a tutte le conseguenze, sia rispetto a Lei che al quadro storico. Con la sua insuperabile scienza teologica, avrà fatto subito una correlazione tra il saluto angelico e la maternità divina, chiedendoSi come comportarSi di fronte a quello che deduceva…


A ogni costo, mantenere la verginità!


30 L’Angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ed ecco concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio Gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine”. 34 Allora Maria disse all’Angelo: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”


Per calmare l’inquietudine di Maria, l’Angelo annunciò quello che sarebbe successo, e i tratti distintivi del regno del Messia, che, senza dubbio, coincidevano con le meditazioni fatte da Lei. Forse anche la descrizione dell’Angelo sarà stata insufficiente, poiché a lui magari non erano stati rivelati certi dettagli che Lei aveva già contemplato. Ma, in quell’inattesa comunicazione, emergeva per la Madonna una difficoltà: non aveva mai pensato di poter essere Lei la Madre del Messia! Un unico timore la lasciava troublée, perplessa. Infatti, dal primo istante della sua concezione immacolata, tra la molteplicità di grazie che Le erano state date, brillava lo straordinario amore per lo stato di verginità e un richiamo altissimo alla perfetta pratica della castità. Subito ai primordi della sua esistenza, godendo dell’uso della ragione, Lei aveva fatto voto di verginità e, quando era entrata nel Tempio, ancora bambina, Si era già consegnata a Dio come Vergine.


Il testo evangelico è molto delicato nel sottolineare che la Madonna non aveva posto obiezione alcuna al piano di Dio, e aveva formulato soltanto una domanda. In verità, se avesse manifestato un altro timore o avesse sollevato dubbi su qualche punto, non sarebbe stata degna di essere la Madre di Dio. Lei voleva, questo sì, un chiarimento su come si sarebbe realizzato questo ineffabile mistero. Atteggiamento ben differente, per esempio, da quello di Zaccaria, quando fece domande sulla nascita di San Giovanni Battista: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni” (Lc 1, 18). Egli, poiché non diede credito alle parole dell’Angelo (cfr. Lc 1, 20), rimase muto fino al giorno della circoncisione del Precursore.


La Santissima Vergine era promessa sposa di Giuseppe, come si legge nel versetto 27, ossia, le nozze sarebbero dovuto essere in corso di preparazione. E sebbene i commentatori discutano a proposito di questo particolare, non abbiamo dubbi nell’affermare che San Giuseppe non solo era stato informato con precisione del disegno di Maria, ma era anche completamente concorde, avendo i due già conversato su questo, giungendo alla conclusione che Dio li preparava a ciò: entrambi avrebbero custodito la verginità per il resto della vita, fino alla morte. Il “non conosco uomo” esprime questo; al contrario, Lei non avrebbe interrogato l’Angelo e sarebbe stata indotta all’illusione che dall’unione coniugale con Giuseppe sarebbe nato il Messia.


Caso veramente inedito, perché, a quei tempi, tanto per l’uomo quanto per la donna – con rarissime eccezioni, come Sant’Elia –, la verginità non era una opzione che si dava. Se l’assenza di figli nel matrimonio era interpretata come una mancanza di benedizioni da parte di Dio, molto più lo era il non sposarsi. Tuttavia, la Madonna veniva a inaugurare una via nuova e incontrò uno sposo ideale, essendo esaudita la sua preghiera: lui avrebbe protetto la verginità di Lei e Lei avrebbe protetto la verginità di lui.


Da un lato, Maria non voleva negare il suo consenso al messaggio divino trasmesso dalla voce dell’Arcangelo; dall’altro, desiderava mantenere a ogni costo la verginità, temendo di offendere Dio o, almeno, di non meritare questo privilegio, non tanto per quello che ciò in sé significava per Lei, ma per la gloria che dava a Dio. Di qui la sua perplessità…


La verginità, una virtù amata da Dio


35 Le rispose l’Angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di Te, e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò Colui che nascerà sarà Santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36 Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37 nulla è impossibile a Dio”.


Certi autori dicono che la Madonna non abbia neppure immaginato, in quell’occasione, che “lo Spirito” fosse la Terza Persona della Santissima Trinità, perché la Rivelazione di questo mistero non era ancora stata fatta. Invece, chi sta scrivendo non condivide questa tesi, poiché crede che Maria già sapesse dell’esistenza delle tre Persone in Dio e, quando l’Angelo menzionò lo Spirito, Lei comprese chiaramente il suo vero significato. Solo la prima parte della risposta – contenuta nel versetto 35 – bastava a Maria Santissima perché, più di qualsiasi altro, Lei credeva nel potere assoluto dell’Altissimo; sebbene fosse superfluo alla sua fede, il celeste ambasciatore Le diede una prova: sua cugina Elisabetta aveva concepito nella vecchiaia.


Dio conosceva l’insigne amore alla virtù della castità, soprattutto alla verginità, che Egli stesso aveva infuso nella Santissima Vergine creandoLa. Per questo aveva non solo da mandare l’Arcangelo San Gabriele a trasmettere un messaggio – “Sarai Madre” –, come anche da orientare l’Angelo su quello che sarebbe accaduto, affinché risolvesse il problema che sarebbe sorto in fondo all’anima di Lei, in modo da non spaventarLa.


Vediamo quanto l’apprezzamento della verginità sia messo in risalto, non solo nella persona della Vergine Maria, ma anche nelle altre due persone coinvolte nell’Annunciazione: San Gabriele e Dio stesso! Egli, l’Onnipotente, incarnandoSi, ha voluto preservare in ogni forma la verginità di sua Madre Santissima, dimostrando che se Egli creò l’uomo e la donna in vista del matrimonio, Egli ama molto più la verginità, in sé, che il matrimonio.


Vergine, Madre e serva…


38 Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore: avvenga per Me secondo la tua parola”. E l’Angelo si allontanò da Lei.


Nell’udire la spiegazione dell’Angelo, Maria fece un atto di completa sottomissione alla volontà di Dio. Noi recitiamo queste parole tutti i giorni nell’Angelus, ma forse senza penetrare nel loro senso più profondo. In quei tempi la schiavitù era la condizione più deplorevole possibile per una creatura umana, il più completo obbrobrio, poiché, secondo il Diritto Romano – sotto il quale Maria Si trovava –, lo schiavo era considerato res, cioè, cosa, non avendo diritto a nulla. Ciò nonostante, Lei Si dice serva del Signore con tutta la consapevolezza, mettendoSi nelle mani di Dio che, con piena liberalità, aspettava da Lei la risposta.


Così, senza rompere affatto il suo voto, la Madonna concepisce un Figlio. Il Figlio di Dio diventa Figlio di Lei, come canta Sant’Ildefonso con parole ispirate: “Solamente Lei è Vergine e Madre del Dio-Uomo, un solo Cristo. Generando un unico Figlio nell’una e nell’altra natura, in tal modo che nel contempo sia Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, e non sia distinto il Figlio dell’Uomo dal Figlio di Dio”.8


Questo Divino Figlio ha come porta d’ingresso nel mondo la verginità di Maria Santissima, perché Lei rimase Vergine prima, durante e dopo il parto. Com’è bella la virtù della castità, com’è mirabile lo stato di verginità! Qui diventa patente quanto erronea sia l’idea che la verginità non produce; essa è, al contrario, fertile. Numerosi fatti nella Storia mostrano quanto la verginità conferisca forza e coraggio, al punto da plasmare eroi. “Non c’è niente di più sublime” – esclama San Bernardo – “che una verginità feconda e una fecondità verginale: sono due astri che si arricchiscono mutuamente coi loro raggi. Grande cosa è esser vergine; ma esser Vergine e Madre travalica tutte le misure”.9


La Madonna, Vergine, diventa Madre della Seconda Persona della Santissima Trinità, di conseguenza, Madre di tutti gli Angeli e tutti gli uomini che, nel corso dei secoli, abbracciano la via della santità. Questi saranno chiamati figli di Maria!


III – E il Tempio Si è fatto carne!


Al momento dell’accettazione, quando Maria pronuncia il suo “Fiat!”, si conclude in forma meravigliosa e sovrabbondante, al di là dell’immaginabile, la promessa di Dio a Davide, basata su un’Alleanza indissolubile, e la regalità diventa eterna. Il Padre concede all’umanità il Tempio per eccellenza! È così che Dio tratta coloro che sono suoi veri amici, figli e servi; che premia coloro che, avendo nozione chiara della loro dipendenza da Lui, Gli consegnano quello che gli appartiene: concede loro sempre molto di più di quello che essi hanno offerto!


Il re Davide credeva di dare il massimo a Dio dedicandoGli un tempio; ma il Signore voleva che Gli offrisse la sua stirpe, perché Egli stesso, Dio, gli aveva già preparato una posterità specialissima. E affidandola al Signore, Davide meritò di essere antenato del Salvatore, cioè, di Dio stesso.


Maria Santissima aspirava a esser serva della Madre del Messia; Dio, però, mandò un Angelo per invitarLa a una schiavitù molto più grande… la schiavitù a Lui! La Madonna comprese, nel primo istante in cui ricevette l’annuncio dell’Angelo, che quel Figlio, sebbene fosse Suo, avrebbe dovuto essere totalmente restituito a Dio, perché Egli era il Figlio di Dio e, essendo anche Lei di Dio, il Figlio apparteneva molto più a Lui che a Lei… Per questo, Lei doveva condurLo, in tutto, in pieno accordo con la volontà del Padre riguardo al destino di questo Figlio… Le fu rivelato anche che Egli avrebbe subito la terribile morte di Croce. Maria acconsentì a tutto per amore di Dio, sapendo che Lui voleva, in questo modo, redimere il genere umano!


La stabilità è nella santità


Così dobbiamo essere noi, che veniamo da Dio e a Lui dobbiamo tornare. Se cerchiamo la stabilità, è soprattutto perché siamo creati per servire, lodare e riverire Dio, e mediante ciò salvare la nostra anima, per vivere con Lui e contemplarLo faccia a faccia per tutta l’eternità.


Nella Liturgia di oggi Dio ci chiama alla santità e vuole da noi un fiat, come quello della Madonna, una consegna radicale, piena di fuoco ed entusiasmo: “Avvenga di Me quello che hai detto!”. Solo nella corrispondenza alla grazia e nella fedeltà della fede, ossia, essendo santi, otterremo la stabilità e ognuno di noi sarà “tempio di Dio” (I Cor 3, 16), sempre bello e in ordine, come Nostro Signore Gesù Cristo-Uomo è sovranamente il Tempio di Dio.


Madonna col Bambino Gesù, del Beato Angelico – Galleria Nazionale di Parma


1) Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Somma Teologica. III, q.5, a.3; q.14, a.1.



2) Cfr. Idem, I, q.79, a.8.


3) La durata della permanenza degli israeliti in Egitto è molto discussa tra gli esegeti senza che si sia giunti, tuttavia, a una conclusione definitiva. Qui l’Autore si limita strettamente ai dati del Pentateuco (cfr. Gen 15, 13; Es 12, 40-41), evitando di entrare nei dettagli della questione.


4) Per altri commenti su questo stesso Vangelo, vedere: CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Maria seria capaz de restabelecer a ordem no universo? In: Arautos do Evangelho. São Paulo. N.123 (Mar., 2012); p.10-17; Commenti ai Vangeli delle Solennità dell’Annunciazione del Signore e dell’Immacolata Concezione della Madonna, entrambi, nel Volume VII di questa collezione.


5) FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. Infancia y Bautismo. Madrid: Rialp, 2000, v.I, p.206-207.


6) Cfr. SAN BONAVENTURA. Meditaciones de la vida de Cristo. Buenos Aires: Santa Catalina, 1945, p.10; JOURDAIN, Zéphyr-Clément. Somme des grandeurs de Marie. 2.ed. Paris: Hippolyte Walzer, 1900, t.II, p.267-268; LE MULIER, Henry. Vie de la Très Sainte Vierge. Paris: Pilon, 1854, t.II, p.251.



7) SAN GIOVANNI EUDES, apud ALONSO, CMF, Joaquín María. El Corazón de María en San Juan Eudes. Historia y Doctrina. Madrid: Co. Cul., 1958, v.I, p.151- 152.


8) SANTO ILDEFONSO DE TOLEDO. De virginitate Sanctæ Mariæ. Lect.VI. Toledo: Arzobispado de Toledo; Instituto Teológico San Ildelfonso de Toledo, 2012, p.209.



9) SAN BERNARDO. Sermones Litúrgicos. Domingo dentro de la Octava de la Asunción, n.9. In: Obras Completas. 2.ed. Madrid: BAC, 2006, v.IV, p.40

Comments


bottom of page